Allattamento al Seno: tra il dire ed il fare c’è di mezzo un OCEANO…

Quante volte sentiamo parlare di allattamento al seno?

Quante volte viene ripetuto: “ma è una cosa naturale!”, “Ma come?”

Personalmente anche io stessa quando ho lavorato in ospedale e mi hanno introdotto al corso per il supporto all’allattamento, non capivo. Anzi, nella mia testa si accavallavano un sacco di pregiudizi.

Ovviamente, lavorando poi in sala parto, ho notato che tutto ciò che io ritenevo ‘fisiologico e naturale’, tanto automatico non era. Di fatti, fisiologico e naturale non sono sinonimi di subito e perfetto!

Quindi, tra il dire ed il fare c’è di mezzo un mare… Anzi, no. Non un mare…un oceano!!!

Pertanto è bene chiarire dei concetti che molto spesso si danno per scontati…

Quando abbiamo imparato a camminare è stato naturale, ma ci è voluto quel tempo necessario al nostro corpo, alle nostre emozioni e alla nostra mente di lavorare sinergicamente e permetterci di muoverci nello spazio, per in poco tempo iniziare a correre.
Stessa cosa potremmo dire, quando abbiamo iniziato a guidare una macchina od un motorino.
E per ogni cosa che abbiamo iniziato a fare per la prima volta, seppure NATURALE e FISIOLOGICA!

Perché quindi dovrebbe essere differente per l’allattamento al seno?

Madre e bambino sono, dal punto di vista anatomico e fisiologico, naturalmente programmati per essere in grado di condurre l’allattamento al seno.
L’allattamento al seno è per alcuni aspetti assolutamente istintivo: se si lascia un neonato appena nato sul ventre materno, si potrà osservare come lentamente riesca a spingersi verso il seno ed inizi a succhiare (breast crawl).

D’altro canto altri aspetti sono invece appresi e meramente culturali: se la mamma ha avuto modo di osservare l’esperienza dell’allattamento, le verrà naturale applicarla. Ma non tutte le mamme hanno avuto questa opportunità e possono aver bisogno di aiuto e sostegno soprattutto nei primi tempi dopo il parto!

Per questo motivo un argomento così importante dovrebbe essere affrontato già durante la gravidanza con letture specifiche, o nei corsi di informazione che si tengono prima della nascita.

Durante la poppata la mamma può scegliere la posizione nella quale si trova più comoda.
Può mettersi seduta sul letto o su una poltrona, eventualmente sollevando un po’ le gambe con un sostegno sotto i piedi.
Può preferire la posizione sdraiata su di un fianco, specie all’inizio a causa dei punti sul perineo o di un parto cesareo. Si può affermare che qualunque posizione è valida, soprattutto se la schiena è ben sostenuta.

Come deve essere posizionato il bambino?
Il bambino deve avere il corpo rivolto verso quello della mamma. Se è tenuto in braccio, le spalle e il sederino devono essere ben sostenuti dall’avambraccio della mamma o dalla sua mano in modo che il collo sia lievemente esteso.
È importante che la testa sia allineata al corpo, cioè orecchio, spalla e fianco devono essere sulla stessa linea. Inoltre il bambino dovrà trovarsi con il naso ben centrato davanti al capezzolo. Per tenere il bambino alla stessa altezza del seno, può anche essere utile un cuscino poggiato sulle ginocchia.
Il seno può essere sostenuto con la mano posta a formare come una “C” (cioè le quattro dita sotto la mammella e il pollice al di sopra). La mamma può così dirigere il capezzolo verso le labbra del bambino e sfiorarle al fine di stimolarlo delicatamente a spalancare la bocca.
Evitare la posizione delle dita “a forbice”, in quanto l’areola non è sufficientemente libera da permettere un’adeguata presa da parte del bambino. Inoltre la pressione delle dita sull’areola potrebbe ridurre la fuoriuscita del latte. Appena la bocca sarà ben spalancata è opportuno che la mamma avvicini rapidamente il corpo del bambino verso il seno. In questo modo il bambino riuscirà ad introdurre in bocca non solo il capezzolo ma anche una porzione, la più ampia possibile, dell’areola mammaria, soprattutto della sua parte inferiore.

Attaccato il bambino al seno, è utile assicurarsi che:
– la bocca sia ben aperta;
– le labbra siano rivolte all’esterno;
– la lingua si trovi tra il seno e il labbro inferiore;
– il mento deve toccare il seno.

Se si sente dolore ai capezzoli potrebbe dipendere dal fatto che il bambino non è ben attaccato: è necessario quindi introdurre un dito tra la cute dell’areola e la bocca del bambino per staccarlo delicatamente e riprovare ad attaccarlo, controllando che il bambino tenga la bocca bene aperta per afferrare l’areola e non solo il capezzolo.

Quando il bambino è attaccato in modo adeguato al seno si osserva che, dopo l

 

e prime suzioni più rapide, cambia il ritmo che diventa più lento e profondo in relazione all’aumentato flusso del latte. Le guance del bambino si presentano piene, senza fossette, e si dovrebbe ascoltare il rumore delle deglutizioni, segno evidente che il bambino sta assumendo latte.

Nei primi tempi le poppate possono anche durare più di mezz’ora, l’importante è osservare che il bambino sia attaccato correttamente e che sia attivo nella suzione.